Remember Me: Un gioco che ricorderete

Parlare di Remember Me, a più di sei mesi dalla sua pubblicazione (che non si è rivelata un flop ma neanche un successo clamoroso), può apparire strano: non sembra aver rivoluzionato il genere action né aver dato il via ad una saga blockbuster, eppure merita sicuramente più attenzioni di quante gliene siano state concesse (complice la vicinanza d’uscita con The Last of Us)

Partiamo dalle cose che non vanno, e non sono poche: il Battle System non è niente di che, per gli appassionati del genere anche scialbo. Può risultare godibile per chi non mangia pane e combo a colazione,   ma sicuramente non brilla per originalità o profondità: una volta capito il “ritmo” del gioco e come combinare i vostri colpi molti combattimenti saranno poi un copione che si ripete. Neanche le fasi platform e di vagabondaggio per i tetti sono difficili o particolarmente fantasiose.

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Uno scorcio delle luci di Neo Parigi…

Ma sono belle. Tutto il gioco è bello. E non si vergogna a mostrarsi, in una sequenza (un corridoio, meglio) visivamente magnifica di scorci di Neo Parigi, un futuro forse neanche troppo lontano (e neanche troppo utopico). La direzione artistica di Aleksi Briclot è ispiratissima, a partire dalla concezione delle ambientazioni fino ai dettagli, alle case a cui passi accanto (o dentro), scorci che hanno fatto tesoro delle visioni del connazionale fumettista Enki Bilal e che le hanno rielaborate con tratti che mischiano sapientemente l’ordine e la fredda dolcezza eterea degli appartamenti dei ricchi al caos di metallo e schegge dei quartieri bassi.

E poi, il Memory Mix. Pochi spezzoni di gioco (troppo, troppo pochi) che rivelano un ennesimo vanto del titolo: l’idea che il potere principale della nostra eroina, Nilin, non sia un iper-raggio-di-sangue-e-morte ma un tocco delicato che va ad alterare i ricordi delle persone, cambiando alcuni dettagli in momenti importanti di questi e vedendo poi, per l’effetto farfalla, come la mente rielabora e cambia lo svolgimento degli eventi (forse l’unica parte di gameplay veramente riuscita).

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… e uno delle sue ombre

Remember me è un gioco raffinato, forse troppo (o forse troppo poco), che per tutta la sua (scarsa) durata vi lascerà dentro la rabbia di non poter aprire alcuna porta fuori da ciò che lo sviluppatore parigino ha pensato, l’impossibilità di dominare realmente una città che resta sempre “sullo sfondo”, più scenografia che protagonista. Insomma, Remember me sa più di ogni altra cosa di occasione persa.
Persa perché con una direzione artistica di questo peso, con possibilità di trama e un’ambientazione così si poteva tirare fuori dal cilindro una perla di rara bellezza: ma forse è anche un’occasione ancora da cogliere, poiché bisogna comparare i dati di vendita al fatto che gli sviluppatori della DONTNOD Entertainment erano poco più che indie fino a poco tempo fa, che il budget non doveva essere altissimo e che comunque Capcom si ritrova fra le mani una nuova IP con del potenziale ancora da esprimere.

Infine, chiudo con una considerazione su un altro aspetto forte del gioco: la trama. Fa strano scriverlo a me per un gioco che dura così poco e non si configura come un To The Moon, ma il finale riesce a dare senso ad una storia narrata per sommi capi (insomma, non si presenta certo con la mole di testo di un New Vegas …) in piccole scene all’ inizio di ogni capitolo e con indizi sparsi nei veloci filmati: una storia che ha qualcosa da raccontare, che molto accenna e poco approfondisce ma lascia davvero curiosità e voglia di averne di più.

remember-me-memory-laneE finalmente temi “vivi” o che stanno nascendo anche nella nostra società, distopie possibili e visioni che si avvicinano pericolosamente agli angoli più bui di quella che è già la nostra realtà: come per la serie tv Black Mirror, provate ad andare oltre al primo livello di lettura e scoprirete molte più analogie con la vita che ci passa accanto.

Tirando le fila, come già detto, Remember me si merita un seguito e possibilità di esprimersi sotto la guida dei DONTNOD Entertainment fino a dove vuole. Si merita di valorizzare i suoi personaggi secondari, il suo universo, la psicologia della protagonista, i temi, le visioni: non ve ne pentirete.

Sperando di “ricordarci presto”

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