Banner Saga: un’antica storia nuova

La nostra carovana in movimento nelle desolate terre nordiche

La nostra carovana in movimento nelle desolate terre nordiche

Qualcosa si muove.
Se prendiamo questo Banner Saga come il vessillo dello tsunami di GDR che si abbatterà sul mercato videoludico nel giro di un anno, allora gli amanti di questo genere possono preparare i fazzolettini (dalla commozione, cosa andate a pensare…): specie per chi, come me, ha lasciato il cuore nei gdr isometrici made in Black Isle e affini, riscontrando penuria (ma non mancanza) di titoli validi nell’ultimo decennio.
Poi è giunto Kickstarter, con tutti i suoi pregi ,difetti e i giudizi che ognuno di voi si sarà fatto su questa piattaforma: indubbio è il suo merito di aver permesso la “rinascita” (o almeno, la possibilità di rinascere) a generi, meccaniche e più in generale “tipi di giochi” che il mercato mainstream avrebbe abbracciato con molte, troppe restrizioni e dubbi.

Fra i primi a lanciarsi in questa nuova avventura e ad uscire in versione definitiva con un gioco completo c’è lo studio Stoic, formato da tre elementi fuoriusciti da BioWare dopo aver lavorato a Star Wars: The Old Republic. I tre propongono un video con uno stile grafico già mozzafiato, gameplay da tattico a turni su griglia, statistiche e Battle System innovativi: il tutto ambientato in un mondo che trae evidenti spunti dall’universo mitologico nordico-vichingo, per evitare quello che gli sviluppatori hanno definito “overdone ‘elves, dwarves and orcs’ dynamic”.

Imparerete ad affezionarvi ai personaggi nei vari dialoghi con ognuno di loro... se riuscirete a farli sopravvivere con le scelte extra combattimento

Imparerete ad affezionarvi ai personaggi nei vari dialoghi con ognuno di loro… se riuscirete a farli sopravvivere con le scelte extra combattimento

La grafica
Non importano i fotogrammi, la risoluzione, i frame e tutti quei numeretti di cui si stanno gonfiando le console war. Qui si parla di stile purissimo: molti dei disegni dei fondali e dei personaggi sono realizzati a mano, con un ampio e trionfale omaggio a quell’infinito genio che fu Eyvin Earle, l’uomo a cui la Disney affidò la direzione artistica di La Bella Addormentata nel bosco (sì, è quello che vi ricordavano queste immagini). Le animazioni sono ridotte all’osso, anzi al dettaglio se si escludono poche sequenze in momenti cardine della storia, eppure rendono i ritratti di questi indimenticabili personaggi più vivi, più sofferenti e umani nelle peripezie che la carovana (anzi, le carovane) dei nostri personaggi dovranno affrontare.

Battle System
Altra peculiarità di Banner Saga è il sistema di combattimento, che pur appartenendo alla stessa macro-definizione di Gioco di Ruolo Tattico si discosta in maniera quasi dicotomica dalla mole di dati, armi, statistiche, personalizzazione, equip dei soliti GDR: qui ci avviciniamo molto di più agli scacchi, con un numero limitato di statistiche e personaggi che si andranno a configurare in poche “classi”, spesso con una certa ripartizione nelle abilità e nel ruolo che essi avranno nella vostra scacchiera.
Tutto il Battle System si può riassumere in tre grandi elementi: Volontà, Armatura e Forza Fisica.

Ecco una schermata delle statistiche di un Varl, dotato di una forza notevolmente superiore a quella di un uomo ma anche di minor capacità di movimento

Ecco una schermata delle statistiche di un Varl, dotato di una forza notevolmente superiore a quella di un uomo ma anche di minor capacità di movimento

Il primo, il più classico, è il solito ammontare di “energia” alla quale potrete attingere per potenziare i vostri attacchi, muovervi più lontano o attivare le abilità proprie del personaggio: al contempo ci sarà un’altra statistica, Exertion, che indicherà quanti punti di Volontà potrete infondere nella stessa azione.
Il secondo è invece il parametro che simboleggia la resistenza della “pellaccia” dei vari personaggi. I Dredge (diciamo i cattivi, per semplicità) essendo golem di metallo avranno alta Armatura, che dovrà essere abbassata con il parametro appunto Break di ogni personaggio, che sarà indipendente dalla sua forza fisica. Potremo quindi avere personaggi specializzati nell’indebolire le sole armature degli avversari e altri invece che si occuperanno di completare l’opera, permettendovi di accentuare le naturali predisposizioni ad ogni compito delle vostre unità man mano che salgono di livello (o con gli appositi oggetti) oppure creare pedine polivalenti abili in entrambi i campi.
L’ultimo parametro riassume un po’ il nocciolo del Battle System, e implementa una novità (anche se non in senso assoluto) che rende i combattimenti decisamente più realistici: il parametro Strength infatti sarà sia l’ammontare di “punti-ferita” che i vostri personaggi possono ricevere prima di stramazzare a terra (riportando ferite che andranno curate con alcuni giorni di convalescenza) sia l’ammontare di danni che il vostro personaggio infliggerà nell’attaccare la Strength dell’avversario, attraverso semplici formule di sottrazione con la sua Armor.

Stanchi di vedere ciclopi che, ad inizio combattimento o con 1% di vita menano ancora ceffoni tali da sradicare castelli dalle fondamenta? Ecco, Banner Saga riesce – seppur con una personalizzazione anche troppo parsimoniosa – a proporre un Battle System innovativo, semplice e al contempo profondo (soprattutto ad alti livelli di difficoltà) che va a braccetto col gameplay vero e proprio del gioco, ovvero una lunga serie di peregrinazioni da una città all’altra costellata di incontri, decisioni e eventi che per gran parte dipenderanno dalle conseguenze delle vostre scelte precedenti: non è The Walking Dead ma ci si avvicina davvero, anche per la facilità con la quale vi affezionerete alle storie di ogni personaggio, la sua psicologia, le sue reazioni alle vostre parole e atteggiamenti, il tutto tratteggiato con cura e coerenza (due pregi sempre più rari, nei giochi di oggi). E sì, anche qui nessuno vi dirà espressamente cosa fare per essere un ottimo capoclan, e se lo farà potrà sembrare decisamente sospetto: il consiglio è quello di immedesimarsi nei personaggi che di volta in volta controllerete e agire nel modo più naturale possibile, lasciando che la storia si dipani davanti a voi.
Il tutto è condito da elementi survival legati al Renown, la moneta sociale vera e propria con la quale fare acquisti, e ai rifornimenti, che diminuiranno in base al numero di componenti del clan che vi seguirà: procedere a tappe forzate vi farà risparmiare sul cibo ma abbasserà il morale dei vostri uomini, il che inciderà sulla Volontà delle vostre unità in battaglia e così via.

I Dredge: ovvero, cosa non funziona

Le scacchiere sulle quali muoverete i vostri personaggi saranno circondate dall'ambientazione in cui vi trovate

Le scacchiere sulle quali muoverete i vostri personaggi varieranno in base all’ambientazione in cui vi trovate


Insomma, The Banner Saga è davvero una piacevole sorpresa anche per chi, come me, ci aveva creduto fin dal principio. Potevamo senza dubbio aspettarci una personalizzazione dei personaggi migliore (davvero ridotta all’osso, un solo slot oggetto, l’abilità propria e la distribuzione nelle poche statistiche sono le uniche cose che differenziano un personaggio all’altro), un gameplay a tratti un po’ meno ripetitivo (se non digerite i tattici e moli di dialoghi su cui riflettere e ponderare, guardate altrove… il mercato è pieno di titoli così) e… niente. Tutto il resto è magistrale, una colonna sonora da orgasmo uditivo (non sto esagerando), una direzione artistica come detto ispirata (davvero) ad uno dei più sottovalutati e geniali illustratori del Novecento, dialoghi e personaggi indimenticabili e ben caratterizzati, scelte difficili da affrontare e battle system semplice ma innovativo, al contempo profondo.

Giù il cappello per Stoic e buon lavoro per i prossimi due capitoli di questa saga, iniziata sotto i migliori auspici.

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