Receopinione: One Piece Romance Dawn

cover_largeOne Piece non è certo un manga che necessita di presentazioni: in pubblicazione da ben 15 anni in Giappone a cadenza settimanale sul magazine Shonen Jump, la storia di Rufy e del suo viaggio per mare alla ricerca del leggendario tesoro del primo re dei pirati ha stracciato ogni record di vendita e non accenna a fermarsi. Da grande fan di One Piece ed amante del genere RPG pensavo di trovare in One Piece: Romance Dawn un gioiellino, una sorta di Nirvana personale, ma mi sono dovuto ricredere – e duramente. È probabilmente uno dei giochi più brutti, mal realizzati e mal pensati che io abbia mai visto. Ma procediamo con calma.

Il gioco, a differenza di numerosi altri prodotti ispirati alla saga di One Piece, narra le gesta di Rufy e compagni seguendo la storia del manga dagli inizi nel Mare Orientale fino alla battaglia di Marineford: una mappa molto semplificata mostra le varie isole/capitoli della storia, tra i quali è possibile navigare anche a ritroso per tornare a completare capitoli precedenti. Fin qui, nulla da obiettare.
onepiece2_thumbUna volta selezionato un capitolo/isola, alcune semplici “slide” di presentazione hanno il compito di spiegare gli avvenimenti della storia e gestire le parti più narrative del gioco: queste presentazioni utlizzano inquadrature e disegni originali della serie televisiva, e devo ammettere che anche i dialoghi sono di ottima qualità, riprendendo fedelmente i testi dell’edizione italiana del manga. Purtroppo non è tutto oro quel che luccica: la totale assenza di qualsiasi parlato, l’eccessiva lunghezza e l’esasperante lentezza di tali presentazioni contribuiscono a renderle facilmente indigeste, specialmente per chi non ha problemi a ricordare gli eventi in questione. Le parti di “esplorazione” delle varie isole vengono gestite attraverso dei labirinti dal design abbastanza semplice e poco ispirato, nei quali è possibile incappare in gruppi di nemici che, se avvicinati, danno inizio al combattimento.

OPRD-4Purtroppo, non c’è modo di dirlo gentilmente, le meccaniche di combattimento sono alquanto ingenue. Il sistema di turnazione di One Piece Romance Dawn ricorda vagamente quello di Final Fantasy X – con una “barra del tempo” laterale che illustra l’ordine di azione dei vari personaggi. Ognuno dei personaggi disponibili possiede uno o due attacchi eseguibili con la pressione di un pulsante; di attacco in attacco il personaggio accumula dei punti, spendibili per effettuare le tecniche più potenti. Ogni personaggio possiede anche delle “abilità” più specifiche, sia innate che derivanti dall’equipaggiamento posseduto, dagli effetti variabili e divise in attive (il cui uso deve essere selezionato, come un aumento di difesa per alcuni turni) e passive (ovvero sempre attive, come una maggiore resistenza al sonno).

Il tutto, purtroppo, all’atto pratico fa acqua da tutte le parti: gli incontri con nemici di bassa lega possono essere risolti in un solo turno, effettuando attacchi semplici fino a scatenare una qualsiasi mossa ad area per porre fine alla battaglia in pochi secondi; di contro, le boss battle sono estenuanti gare di pesi massimi senza alcuna strategia, in cui nemico e personaggi si fronteggiano spammando le proprie mosse migliori fino alla morte dell’avversario. Più in generale, si nota una difficoltà di gioco completamente squilibrata: dato il sistema di battaglia completamente automatizzato, l’unico modo per tenere il passo con nemici sempre più (aritmeticamente) forti è quello di tenere alto il livello dei propri personaggi, dandosi al grinding estremo e passando ore in centinaia di scontri ripetitivi e noiosi.

In ultima analisi

One Piece Romance Dawn è un JRPG a turni ingenuo e mal realizzato, senza nessuna qualità nè alcuna idea originale. Sarebbe un ottimo prodotto per avvicinare un pubblico molto giovane al genere RPG, o per chiunque desideri avvicinarsi a One Piece senza voler leggere una cinquantina di volumi -se non fosse per la sua difficoltà mal calibrata ed un sistema di battaglia poco profondo, che rendono i progressi nel gioco più una noia che fonte di divertimento.

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