The Elder Scrolls Online [Beta]

Mancano ormai pochissimi giorni all’uscita del tanto chiacchierato e atteso MMORPG di casa Zenimax, basato sull’omonimo brand Bethesda; già, stiamo parlando di The Elder Scrolls Online. Questo è il primo esperimento in assoluto, mirato a portare le antiche pergamene in rete, per permettere ai giocatori di condividere la loro esperienza videoludica al di fuori del single player. Insomma, anche Bethesda vuole provare a far raggiungere al suo titolo di punta, l’universo “social” dei videogiochi.
Ci sono già state lunghe e estenuanti settimane di beta testing, nelle quali il gioco è fortunatamente finito sotto le mie mani per essere ammirato in anteprima. Vediamo ora di 
analizzarne i contenuti fondamentali.

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E’ davvero un Elder Scrolls?
Avrete sicuramente già letto altrove, se ve ne siete interessati, tutte le caratteristiche tecniche del gioco, dalle potenzialità grafiche, al computer che vi serve per farlo girare bene, per cui non voglio focalizzare la vostra attenzione ulteriormente su questo. Ciò che è importante mettere in chiaro per prima cosa, è che questo NON è un titolo Bethesda. Anche se si fregia del suo nome, è interamente sviluppato e prodotto dalla filiale di Zenimax Online, sullo stile dell’originale; Bethesda questa volta non ci ha messo lo zampino. Perché questo è importante? Bé, in breve, perché sebbene l’aspetto del gioco sia preso pari pari da Morrowind, Oblivion, Skyrim e dai loro predecessori, le sue meccaniche ne differiscono totalmente. Sono stati mantenuti esclusivamente il classico sistema di generazione del personaggio, sempre generoso e molto dettagliato, e quello di crescita delle abilità che aumentano mano a mano che il giocatore le utilizza (anche se qui in realtà aumentano con il semplice level up). Tutto il resto del gioco, è stato modificato sul modello dei MMORPG classici, che dall’epoca del dominio di World of Warcraft, va per la maggiore. Il sistema di combattimento, il crafting, i negozi, gli enchant… TUTTO ricalca splendidamente uno schema che sa di già visto, togliendo al titolo quella ventata di originalità che i suoi predecessori single player avevano saputo dare.

The-Elder-Scrolls-Online-fieldsMomenti nostalgici
Parlando dei pregi indiscutibili di ESO, non si può non citare la ricostruzione fedele delle ambientazioni già viste negli episodi precedenti. Il gioco ci porta poco a poco ad esplorare vecchi scenari, che gli appassionati della serie sapranno riconoscere, rifatti a nuovo sul modello della grafica di Skyrim. Stiamo parlando dei funghi giganti di Morrowind, delle montagne e dei boschi di Cyrodill o addirittura delle oasi di Daggerfall… Se questi scenari vi avevano fatto amare gli Elder Scrolls agli albori della vostra carriera di player, non dovreste assolutamente perdervi le ricostruzioni degli stessi nel nuovo ESO. L’ambientazione è, infatti, un must per gli appassionati della serie, essendo nostalgica a dir poco e capace di comunicarci ancor oggi la voglia di esplorare un mondo fatato di cui poco conosciamo.

 

C’è un mondo là fuori…ma è vuoto!
Una delle caratteristiche fondamentali degli Elder Scrolls classici, oltre alla presenza delle già citate meravigliose ambientazioni, era la possibilità di esplorare un mondo vastissimo pieno di segreti, tesori e quest secondarie. Cosa manca al nuovo ESO? Esattamente questo. Il mondo c’è, è grande, ma non è esplorabile liberamente. Solo seguendo la quest principale, o partecipando a delle campagne in cooperativa, è possibile sbloccare o semplicemente vedere nuove zone. Infatti il gioco non è proprio open world, propone una sequenza di mappe schematiche fra le quali è possibile spostarsi tramite un sistema di teletrasporto. Queste aree, che si è obbligati a passare volenti o nolenti a causa del proseguimento della quest principale, non sono fonte di grande divertimento: contengono un certo numero di dungeon, nei quali si svolgono le quest degli npc secondari, e degli oggetti che spawnano in maniera casuale da raccogliere, che servono per il crafting di vari oggetti. Non vi sono zone segrete, o particolari oggetti leggendari, e nemmeno quest di particolare rilevanza da scoprire, il che rende il mondo di gioco molto anonimo e privo di interesse. Esplorare in ESO non ha altri fini che il recupero dei materiali per il crafting e non da alcun senso di appagamento.


Omologazione di massa
Lasciamo un attimo da parte anche i discorsi riguardanti il sistema di crafting, che in beta era pressoché incomprensibile, ma che credo verrà sistemato al lancio insieme a tutti i vari tutorial inesistenti, e anche tutto ciò che riguarda il triste sistema di combattimento che non ha niente a che vedere con i miracoli e la fantasia di Bethesda, per soffermarci sul vero problema in termini di gameplay del gioco. the-elder-scrolls-online-beta-promo-02The Elder Scrolls è una serie di giochi nota, oltre che per la sua ambientazione fantasy e la possibilità di esplorare di un mondo enorme, anche per la libertà che pone nella mani del giocatore di personalizzare il proprio personaggio. Le classi, negli Elder Scrolls originali, come in ogni rpg, esistono, ma sono modificabili all’interno della partita stessa. Magari uno parte con l’idea di fare un ladro, ma poi cambia idea e riesce a creare un guerriero corazzato che, con le capacità della classe precedente, riesce anche a saccheggiare le case della gente senza farsi scoprire nonostante indossi un’armatura enorme. Su ESO, le classi, ahimé, sono predefinite. Questo non implica solo che il proprio personaggio si svilupperà automaticamente nelle sue abilità preimpostate, ma anche che potrà apprendere dei “poteri speciali” legati unicamente alla sua classe. Questa è una meccanica che esiste già, e lo ripeto, in ogni santo MMORPG che voi possiate aver giocato. La cosa terribile è che impedisce totalmente ai giocatori di usare la loro fantasia per creare il loro personaggio “ideale” e li costringe a seguire più o meno tutti lo stesso percorso. Senza contare che un sistema come questo, che si basa solo sui numeri statistici predefiniti e sulla build, rende praticamente inutile l’abilità di un giocatore in un eventuale match PvP, in cui l’unica cosa che conta è quanto ha giocato e quante cose si è craftato/comprato. ESO distrugge totalmente la grande capacità degli Elder Scrolls di proporre un gameplay vario e divertente per tutta la durata della partita.

 

Devo farne un’altra?!
Un’altra nota negativa di questo grande minestrone, è l’eccessiva linearità del gioco. Come ho già detto, non è un prodotto che riesce a proporre libertà di esplorazione e nemmeno di personalizzazione. A tutto questo si aggiunge la trama. Di per sé, le trame degli Elder Scrolls sono sempre state banali e poco interessanti perché il gioco non è improntato su questo, per cui non ha senso lamentarsi del fatto che anche la trama di ESO sia tremenda. Il problema è che ESO si compone quasi esclusivamente di quest da completare per poter andare avanti ed esplorare tutte le aree esistenti. In un sondaggio che Zenimax Online ha inviato a tutti i beta tester, c’era una domanda che recitava “Quanto ti trovi d’accordo con questa affermazione: ho l’impressione di stare solamente facendo quest e combattendo.’ ?”. La risposta è stata immediata: sono estremamente d’accordo. Il gioco è solo un susseguirsi di missioni-dungeon-reward, o di side quest fatte nello stesso identico modo. Non c’è altro, ESO si compone solo di questo, non incoraggia l’esplorazione o le attività secondarie, ma solo il semplice level up e upgrade del personaggio. Credetemi, si arriva molto presto all’esaurimento in un gioco fatto solo di missioni che oltretutto non sono per niente interessanti.


Giochi con me? Anche no.

ElderScrollsOnlineMolti di noi hanno sempre desiderato giocare a The Elder Scrolls in multiplayer con i propri amici, magari incontrandoli casualmente sul sentiero che conduce ad una città a Nord, unendosi al loro party per arrivare sani e salvi e infine spartirsi i bottini dei dungeon scovati lungo il cammino. L’esperimento di Bethesda per rendere social il proprio gioco, non ha avuto chiaramente molto successo. Ancora oggi la gente preferisce giocare in single player, utilizzando il multiplayer online solo per chiedere un consiglio agli altri giocatori connessi in quel momento, piuttosto che fare la fatica di cercare informazioni su Google. La gente si unisce ai party pronti ad affrontare i dungeon solo per essere più veloce nell’eliminare i nemici e per evitare di morire troppe volte. I clan, che peraltro in beta non funzionavano, e le campagne non sono altro che un pretesto di Zenimax per dire che loro ci hanno almeno provato a inserirlo il multiplayer. Credo che dopo ESO, Bethesda abbandonerà il progetto di dare un aspetto social alla sua colonna portante.


In conclusione, ESO è un gioco fedele al brand a cui fa riferimento, ma solo nell’aspetto. Tutto il resto è una spudorata copia di un qualunque MMORPG gratuito voi possiate provare. E’ un gioco che può dare al massimo 1 o 2 mesi di “divertimento” se proprio siete fan dei giochi online e continuano a piacervi le solite meccaniche sopra citate. Per i fan della serie, invece, il mio consiglio è quello di evitarne l’acquisto, anche se presi da attacchi di nostalgia del tipo “Voglio tornare a Tamriel!”, per via del seguente argomento. Parliamo di prezzi. La Standard Edition del gioco costerà 59,90€, permetterà di giocare per 30 giorni, dopodiché bisognerà pagare un abbonamento mensile di 12,99€. Se invece volete l’Imperial Edition costerà ben 99,99€, vi permetterà di giocare lo stesso periodo di tempo e poi sarete soggetti alla stessa sottoscrizione mensile. MA riceverete degli splendidi bonus, ad esempio la possibilità di giocare come Imperiale, un cavallo bianco in regalo (che visto il prezzo dell’Imperial, avrei preferito fosse un unicorno) e qualche altro oggetto che tanto cestinerete subito appena trovato quello più forte. Comunque non preoccupatevi: a quanto pare l’Imperial Edition è già esaurita.

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Il gioco uscirà il 4 aprile su PC/MAC, Playstation 4 e Xbox One.
Clicca qui per accedere al sito ufficiale del gioco

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