[Receopinione] Hunger Games: La ragazza di fuoco

Sono andato al cinema per vedere La ragazza di fuoco, il secondo capitolo della saga di Hunger Games, emozionato come un bambino. Una volta finito, sono rimasto congelato per almeno cinque minuti, e sono uscito dal cinema più che contento di aver pagato il prezzo del biglietto. “Però”. Sì, avevo un sacco di “però”.

Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence)

Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence)

È marzo 2012 quando Hunger Games approda sui maxischermi. Maggio per quanto riguarda l’Italia. Ed è subito un successo straordinario. Un successo per certi versi sorprendente, visti e considerati da un punto di vista economico gli esiti al botteghino di tante altre saghe letterarie, iniziate e mai portate avanti, e da un punto di vista qualitativo le ultime produzioni della Lionsgate, alla quale si era da poco accorpata la Summit Entertainment (qualcuno ha detto Twilight?).  In barba a tutto e tutti, Gary Ross era riuscito a dar vita a un film capace di coniugare in maniera eccellente il suo spirito autoriale e un grande kolossal, e questo nonostante un budget comunque sotto la media per questo genere di produzioni, un budget, per così dire, prudente. Fu per questo che, alla notizia che Gary Ross non avrebbe diretto il secondo film della saga, rimasi profondamente turbato; i primi trailer mi convinsero però che c’erano tutte le carte in regola per un degno sequel, caricandomi di impazienza.

Effie Trinket (Elizabeth Banks) e Peeta (Josh Hutcherson)

Effie Trinket (Elizabeth Banks) e Peeta (Josh Hutcherson)

Hunger Games: La ragazza di fuoco ha un budget circa doppio rispetto al suo predecessore, e viene sfruttato ottimamente. Le scenografie sono più vaste e variegate, Capitol City è sempre più sfarzosa, la CG si attesta su buoni livelli – le scimmie non saranno perfette, ma sono comunque diverse spanne sopra gli ibridi del primo film. Il trucco si riconferma essenziale per la resa visiva del film. Jennifer Lawrence (premio Oscar come miglior attrice protagonista per Il lato positivo) continua ad essere colei su cui poggia buona parte del merito di questo successo, grazie a un’interpretazione strabiliante: lei è Katniss Everdeen, e si tratta probabilmente di una delle migliori scelte di casting degli ultimi anni. Ma non è da sola. Josh Hutcherson (Un ponte per Terabithia, I ragazzi stanno bene), spesso valutato negativamente dalla critica, dà a mio avviso un’ottima prova, perfettamente in character, per quanto, chiaramente, soffra il confronto con la sua collega; li accompagnano degli straordinari Woody Harrelson (Sette anime, Benvenuti a Zombieland) ed Elizabeth Banks (Zack & Miri – Amore a… primo sesso, Voices), senza dimenticare Donald Sutherland (Quella sporca dozzina, The Italian Job), Lenny Kravitz (Precious) e il meraviglioso Stanley Tucci (Il diavolo veste Prada, Amabili resti). Tra i nuovi ingressi nel cast, Sam Claflin (Biancaneve e il cacciatore, I pilastri della Terra) ci regala una prova discreta, mentre se la cavano decisamente meglio Jena Malone (Donnie Darko, Sucker Punch), il cui personaggio soffre tuttavia in fase di sceneggiatura, Philip Seymour Hoffman (Il grande Lebowski, Magnolia) e Jeffrey Wright (Casinò Royale, Le idi di marzo). Unico vero neo è in effetti il ritorno del povero Liam Hemsworth (The Last Song), il quale, già di per sé non brillante, subisce un ruolo che risulta interessante solo per il pubblico di ragazzine dipendenti dai triangoli amorosi, debole insomma anche nel libro da cui è tratta la pellicola.
La colonna sonora tanto pubblicizzata non rimane in realtà, a caldo, impressa, e non bastano delle belle canzoni ad accompagnare i titoli di coda per farla rivalutare, nonostante di certo non le si disprezzino.

Joanna Mason (Jena Malone)

Joanna Mason (Jena Malone)

La regia di Francis Lawrence (Io sono leggenda) è più “pulita” di quella di Gary Ross (Pleasantville), più da manuale. Osa poco, e quando lo fa non riesce bene come il suo predecessore, ma ad ogni modo fa il suo dovere e funziona bene. Dove questo film, a mio avviso, è realmente più debole del primo, è per quanto riguarda la sceneggiatura. Se il primo film era stato scritto da Gary Ross stesso, Billy Ray e Suzanne Collins, l’autrice dei romanzi originali, per questo secondo capitolo hanno lavorato Michael Arndt (Little Miss Sunshine) e Simon Beaufoy (The Millionaire), entrambi sceneggiatori premi Oscar. Se sulla carta il secondo dovrebbe essere qualitativamente superiore, nella pratica si ritrova varie piccole pecche che pesano sulla resa globale. Se il primo riusciva a rimanere aderente al romanzo, traducendolo in un media differente e sfruttando tutto ciò che gli ruotava intorno, questo sequel sfrutta male i tempi a disposizione proprio perché cerca di rimanere troppo attaccato al romanzo, allargando troppo i tempi della prima parte e tagliando sbrigativamente sulla seconda, mentre si allontana dallo stesso quando opta per soluzioni nuove che non sempre funzionano – sì, mi riferisco ai siparietti con la nipote di Snow, ma non solo.

Il giudizio globale è ad ogni modo positivo. Hunger Games: La ragazza di fuoco è un bel film, di ampio respiro e supportato da un ottimo staff e cast. Seppure inferiore al primo Hunger Games, la visione è senza dubbio consigliatissima. Le speranze per un finale degno, tuttavia, sono per quanto mi riguarda un po’ scemate. I perché saranno spiegati tra una settimana in un articolo tutto dedicato a Hunger Games: Il canto della rivolta.

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