Il mondo videoludico su PC e Console compromesso dagli smartphone ?

Ad oggi la percentuale di persone che non possiede uno smartphone rasenta lo zero o poco ci manca. Diciamocelo, le innovazioni che hanno portato questi apparecchi non sono proprio poche. E ogni persona, direttamente o di riflesso, trova almeno un’applicazione sugli store che si scaricherebbe volentieri.

Possiamo tranquillamente affermare che all’interno di un marketplace, praticamente tutti i gusti e le esigenze sono soddisfatte; per questo motivo (e per la proprietà transitiva) ogni individuo (pensante o meno) con in mano uno smartphone, possiede almeno un’applicazione scaricata da uno store, utile o meno utile che sia. Con l’avvento di questa tecnologia, e di questi store trasportabili sempre pronti a offrirci quello di cui “secondo loro” abbiamo bisogno, è avvenuta anche la diffusione su scala mondiale dei giochini per smartphone e/o tablet.

A partire dal conosciutissimo Angry Birds, per finire col giochino del poker per allenarci agli incontri serali con gli amici, i videogiocatori di PC e Console, si son ritrovati bombardati di inviti, suggerimenti, occhiolini non solo nella sfera portatile (quali smartphone o tablet) ma anche nella sfera dei social network.

Tizio ha fatto questo.”

Caio ha regalato quest’altro.”

Sempronio non ha mai sentito parlare dei titoli giocati da Tizio e Caio (e probabilmente di Tizio e Caio). Quindi mettiamoci nei panni di Sempronio, videogiocatore d’assalto dal 1989, che poveretto è rimasto fuori da questa realtà. Adesso, se Sempronio è un videogiocatore fatto (e finito?), troverà che i giochini su smartphone e compagnia bella sono sì, carini, coccolosi, degli ottimi passatempi quando si aspetta l’autobus, la morosa, la minestra in tavola…ma la storia finisce lì.

Troppo spesso ho sentito da numerose persone questa frase:

Ah! Io videogioco!

A quel punto, incuriosita, ho chiesto quale piattaforma preferissero o quale genere, la risposta è stata sovente:

Non ho un genere che mi piace, gioco a quello che va di più sull’iPhone così da poter raggiungere gli obiettivi più facilmente tramite gli amici su Facebook!”.

Allora…tu non sei un videogiocatore.

Mi dispiace essere cattiva o perlomeno intransigente su questo punto, ma non penso che un tizio che gioca solo ed esclusivamente sugli smartphone si possa definire videogiocatore. Come ho già detto, ritengo che i giochi-applicazioni siano e rimangano unicamente dei passatempi.

Al contrario definisco un videogiocatore non un bombardiere di pile e cavetti per controller, ma qualcuno che dedica più di qualche minuto a questo hobby, qualcuno che si immerge in un personaggio e non in una caramella (avanti, sono curiosa di sapere quanti di voi si immedesimano in una caramella).

Tuttavia è qui che casca l’asino.

Mi sono accorta negli ultimi tempi, che lo sguardo “videoludico” è stato troppo rivolto verso i giochi-applicazioni. Ci tengo a specificare, non dico che non debbano essere più sviluppati e che debbano smettere di esistere, ma stiamo pur sempre parlando di giochini, non di giochi. Non è chiaro? Lo ripeto? GiochINI, non giochI.

L’apice della tristezza, secondo me, è stato raggiunto quando è stato presentato Angry Birds su console. Dico la verità, mi sono sentita presa in giro, perché mi aspetto che lo sviluppo di un gioco su console, o su PC, debba essere fatto a fondo, debba richiedere tempo, debba essere complesso. Il gioco deve essere complesso.

E Angry Birds non è complesso.

Un gioco deve caricarti un minimo di adrenalina, dalla battaglia a turni all’action in tempo reale, dalla piccola ansia della prossima mossa al ragionamento kubrickiano per risolvere un enigma.

Questi giochi hanno una minima parvenza di tutto ciò?

Stiamo parlando poi di interfacce nate per il touch-screen che perdono totalmente il loro essere se sviluppate per console fisse.
Negli ultimi tempi mi sono capitati fra le mani molti titoli per console, alcuni mi hanno soddisfatto appieno, altri decisamente no; non penso che la colpa sia perché il mondo videoludico si sia in parte rivolto alle applicazioni mobili, credo tuttavia che molte case abbiano perso e stiano perdendo tempo nel convertire giochi da touch-screen a console o PC fisso.
Che si stiano impegnando nello sviluppo di giochi che trovano il tempo che trovano. Qui sì che il nodo non va giù. E ci tengo a specificare che non ritengo opportuno definire i giochi su smartphone dei videogiochi, tantomeno le persone che li utilizzano dei videogiocatori.

Detto ciò, il mio intervento non può che terminare in un pensiero, che a sua volte si traduce nella speranza che le case sviluppatrici smettano di perdere tempo (sì lo definisco un perdere tempo) nelle conversioni e che ci si dedichi maggiormente a una categoria che, ahimè, ormai da troppo tempo è rimasta a secco di importanti novità.

Nel frattempo, torno a giocare a Temple Run 2.

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